La comunicazione tra Dio e gli uomini non è immediata: c'è la voce autorevole del Padre che parla nelle Scritture, ce il Verbo diffuso in terra dal Figlio, ci sono gli intermediari che nei secoli si sono arrogati l'interpretazione delle une e dell'altro. Ma che cosa pensa, Dio, di come sono andate le cose dopo la Creazione? Quali erano le sue intenzioni quando incontrò Mose sul Monte Sinai e dettò i comandamenti? E soprattutto, che cosa pensano, gli uomini - profeti o barboni - del suo operato? Che cosa gli direbbero se potessero incontrarlo faccia a faccia? Siamo sicuri che lo riconoscerebbero? In questi "racconti blasfemi" un identico sguardo, partecipe e franco, si posa su Dio e sulle sue creature, uomini, donne e animali. Dell'uno e degli altri un orecchio sensibile raccoglie la voce, ascoltando il racconto di errori e patimenti. E ecco che l'umano atto di narrare ci mostra i tormenti del Padre del mondo che si confessa con il proprio analista, o quelli di Giuseppe sul sepolcro del figlio; mette un Dio lontanissimo di fronte ai più inascoltati degli uomini, e fa si che sfere che sembrano non sfiorarsi mai si guardino, si riconoscano, si parlino. In una sorta di nuovo, reciproco Vangelo.
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